Nel 1999, il generale Kakule Sikula Lafontaine lascia l’esercito regolare congolese ed entra a far parte dei Mayi Mayi, un gruppo di ribelli che fa parte della più grande formazione che si chiama Upcp (Unione dei patrioti congolesi per la pace).
I miliziani sono tutti congolesi; all’inizio, indossano abiti, praticano metodi di combattimento e riti d’iniziazione della tradizione locale; poi passano alle divise militari e al kalashnikov con tanto di scorta armata per il capo.
Nonostante le violenze e i soprusi nei confronti della popolazione del Nord Kivu, io Mayi Mayi sono considerati da molti in grado di portare il paese alla pace perché nonostante tutto sono una formazione congolese che combatte per i diritti del Congo ed è considerato da tutti, anche dagli organismi internazionali, assai utile alla stabilizzazione dell’area.
Spesso si assiste a una temporanea quando paradossale convergenza di interessi tra l’M23 (vedi nel Menu: Schola FAQ) e i Mayi-Mayi perché entrambi i gruppi, pur con obiettivi diversissimi, vogliono di fatto rovesciare l’attuale presidente Joseph Kabila, alquanto compromesso agli occhi della comunità internazionale.Lafontaine crede che ci sia bisogno di una svolta nella politica della Repubblica Democratica del Congo, i membri del governo, invece di trattare le questioni importanti per l’interesse collettivo, pensano soltanto ai loro interesse personali.
La presenza nel Kivu dell’Fdlr (vedi nel Menu: Schola FAQ), cioè dei cosiddetti “genocidari” hutu fuggiti dal Ruanda, non è che un alibi, una scusa, per giustificare la presenza delle forze armate straniere e favorire la sottrazione delle materie prime. E’ per questo motivo che il presidente del Ruanda Paul Kagame si è sentito autorizzato a entrare nel nostro paese, con il beneplacito della comunità internazionale. Ma l’attuale presidente congolese non ha la forza per impedire tutto questo, ed ha, invece, indebolito pesantemente la diplomazia congolese.
Lafontaine ritiene di far parte dell’M23, delle formazioni che parteciparono il 23 marzo 2009 alla firma degli accordi di Goma tra i ribelli e il governo congolese. Lui faceva parte di quell’accordo che non è stato rispettato da Kabila. Ma il generale e la sua formazione, di fatto, non condividono nessuno degli obiettivi dell’M23. Questi, infatti, rivendicano l’inserimento dei miliziani tutsi nell’esercito nazionale congolese per poi pretendere di proteggere e favorire la comunità tutsi nel governo della R.D.C., e non sono nemmeno interessati a cancellare con la forza l’Fdlr dal Congo. I Mayi Mayi sono convinti che la questione dei presunti “genocidari” non va risolta con le armi, ma trattata politicamente, con la diplomazia, e non condividano assolutamente il progetto dell’M23 di separare le province orientali dalla R.D.C. per creare una Repubblica del Virunga. I Mayi Mayi sono congolesi e non sopportano il fatto che i ruandesi sono molto ambigui sul vero obiettivo della loro lotta in terra congolese.
Lafontaine lamenta il fatto che l’Europa non aiuta la pace in Congo dopo che il Belgio aveva colonizzato l’intera area del Rwanda-Urundi e imposto la presunta idea della superiorità dell’etnia tutsi.
“Dissero di fronte al mondo che tutti gli altri africani erano deboli, inadatti al comando. Solo i tutsi, a loro avviso, erano in grado di avere responsabilità di potere. Da qui discende l’arroganza dei rwandesi tutsi, che vogliono ingerire nelle nostre questioni. Essi sono ancora oggi al servizio dell’Europa.” Dice in un’intervista a LIMES, il generale, “Fermiamo questo inutile conflitto, che sta distruggendo e affamando il nostro paese. Se l’Europa vuole davvero aiutarci, venga a trattare direttamente con noi, anziché rivolgersi a destra e a manca per mettere le mani sull’oro.”
Autore: Vito Conteduca - 7/7/2013
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