Amnesty International chiede all’industria dell’elettronica e delle automobili di vigilare sulle proprie forniture, visto che il cobalto è un componente essenziale per numerose batterie, per assicurarsi che questo minerale non sia stato estratto con il lavoro dei bambini nella Repubblica Democratica del Congo.
In una dichiarazione rilasciata Martedì 19 gennaio, l’Organizzazione per i Diritti Umani chiede che le multinazionali che utilizzano batterie agli ioni di litio nei loro prodotti effettuino controlli per scoprire se il cobalto (utilizzata in queste batterie) viene estratto in condizioni pericolose o da parte di bambini, e di essere più trasparenti circa i loro fornitori .
La RDC, ricorda l’ONG, garantisce da sola oltre la metà della produzione di cobalto nel mondo.
Oltre ad alcuni grandi gruppi che forniscono la maggior parte della produzione nel paese, concentrati in Katanga (sud-est della RDC), decine di migliaia di “cercatori” (minatori illegali), molti dei quali bambini, lavorano in cattive condizioni igieniche e di sicurezza, spesso rischiando la vita per un compenso irrisorio in tunnel sotterranee con strumenti rudimentali.
Senza indumenti protettivi, sottolinea Amnesty International, questi bambini si ammalano e rischiano la vita ogni giorno per guadagnare tra 1 e 2 dollari al giorno.
A seguito di un sondaggio di 16 multinazionali, tra cui grandi nomi dell’elettronica e dell’automobilistica, come Apple, Daimler, Lenovo, Microsoft e Samsung, l’ONG dice che queste aziende, nel complesso, sono in grado di determinare l’origine del cobalto utilizzato nelle batterie agli ioni di litio prodotte da fornitori cinesi che lo usano nella loro produzione.
Potete leggere il Rapporto completo (in lingua inglese) qui di seguito:
La RDC ha abbandonato lo sfruttamento delle risorse minerarie, ma rimane uno dei paesi meno sviluppati del mondo. La ricchezza del sottosuolo contribuisce ad alimentare conflitti armati da più di venti anni nei territori orientali, in particolare nelle province del Nord e Sud Kivu, grandi produttori di oro, stagno, coltan, e tungsteno.
Per evitare che le imprese indirettamente finanzino i conflitti in RDC, una legge degli Stati Uniti, su queste miniere dette “del sangue”, entrata in vigore nel 2014 impone alle società quotate negli Stati Uniti di rivelare, alle autorità di regolamentazione del mercato azionario degli Stati Uniti, se impiegano queste materie prime, e, in tal caso, di notificare loro se hanno usato materiali estratti nella RDC o nei nove paesi confinanti.
In un rapporto pubblicato nel mese di aprile 2015, con l’ONG Global Witness, Amnesty International ha accusato le grandi aziende statunitensi di trascurare i loro obblighi ai sensi della presente legge.
Schola News: Redazione del Liceo E. Montale di Roma
Traduzione di Sara Favale,Giorgia Battista,Giacomo Noia,Flavia Maceri,Francesca Varriale e Federica Di Filippo – Classe 3L.
Fonte: Radiokapi
Autore: Vito Conteduca - 20/1/2016
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