Goma, 7/1/2014
di Mujogo Kanyamuhanda Viateur – Coordinatore esecutivo CADEP
Ho appena trascorso un mese nella supervisione delle attività nella regione di Mweso. Ho fornito supporto all’agronomo del progetto di sviluppo dell’orticultura in favore delle donne vulnerabili, l’ingegnere BANGAMWABO NDYANABO Hilaire.
Nell’insieme il progetto procede bene. La maggioranza delle donne che partecipano al progetto tengono i propri orti correttamente (regolarmente sarchiati) e sono orgogliose di avere questa attività. Le altre, per ragioni diverse, soprattutto per malattie e per estrema povertà, accusano spesso dei ritardi nella manutenzione dei loro terreni.
Abbiamo interpellato le donne i cui terreni sono tenuti male e tenuto conto delle loro giustificazioni. Secondo gli obiettivi che ci siamo posti, questo stato di cose non solo porta perdite nella produzione e nell’investimento del progetto, ma provoca allo stesso tempo un danno agli orti vicini, in quelli mal tenuti, infatti, dimorano topi e insetti che spesso infettano gli altri terreni. Naturalmente una situazione delicata come questa esige un approccio conciliante per convincere tutte le parti interessate nel progetto.
Le donne meno coraggiose, come abbiamo l’abitudine di dire, presentano delle ragioni che sono a volte fondate, ma spesso non fondate. E’ difficile individuare la verità in questa materia. Comunque, quando approfondiamo le ricerche sulle condizioni di queste donne in difficoltà con il corretto mantenimento del loro orto, constatiamo che la maggioranza di loro sono vittime della loro vulnerabilità socioeconomiche. Tanto per fare un esempio, le donne capo famiglia che vivono nei campi profughi vicino Mweso e Bukama, sono spesso ammalate. L’alloggiamento nelle tende espone loro al freddo e le porta spesso ad avere malattie respiratorie. Allo stesso modo, alcune donne che provengono da zone alte, non sopportano facilmente le condizioni atmosferiche di Mweso, caratterizzate dalla malaria endemica a causa della loro ubicazione nella zona paludosa e non propriamente igienica. Le donne che sono in queste condizioni di precarietà socio-sanitaria sono spesso assente ai lavori degli orti.
Ci sono, comunque, altre donne capo famiglia che mantengono i loro figli a scuola malgrado la difficile condizione di profughe. Queste donne, nella loro lotta quotidiana per la sopravvivenza, riescono a offrire la loro forza lavoro individuale e ottenere in cambio un po’ di denaro per poter provvedere ai vestiti, alle cure mediche, al sale e alle medicine per i propri figli.
Tra queste due figure è difficile esprimere giudizi, anche se dobbiamo constatare che la partecipazione di talune è saltuaria.
Ma al di là di queste difficoltà sociali, che a volte impediscono la partecipazione costante delle beneficiarie, tutte le donne che partecipano al progetto sono convinte della sua importanza per la promozione della propria autonomia da donne vulnerabili e la lotta contro la fame.
Per quanto riguarda il lavoro dei tecnici coinvolti nel progetto, constatiamo visibili progressi nella pratica della tecnica dell’orticultura delle beneficiarie del progetto. Certamente tutto questo progresso avviene lentamente perché il nostro approccio si basa sulla consapevolezza delle allieve. Notiamo che ogni stagione, un numero sempre più importante migliora il modo di lavorare la terra, seminare nel vivaio e trapiantare nei solchi lineari nel proprio orto.
Ciò dimostra che l’acquisizione della pratica e delle conoscenze agronomiche sono in progresso per un gran numero di beneficiari.
Anche la nostra radio locale “radio Mwangaza” gioca un ruolo importante nella divulgazione di queste conoscenze agronomiche. Prepariamo delle apposite trasmissioni didattiche registrate che trasmettiamo dalla nostra “radio Mwangaza” dallo studio installato nel nostro centro “Mama Adriana”.
Una delle nostre grandi preoccupazioni è il furto delle piantine di cavolo, e anche dei cavoli già pronti per essere colti, che sono stati rubati da sconosciuti.
Il mese scorso, siamo riusciti a individuare un sospettato ladro che la polizia locale ha messo sotto accusa.
E’ una questione delicata perché questi ladri, che sembrano essere molto poveri, non vogliono essere scoperti per potersi presentare come possibile beneficiario. Preferiscono rubare di notte per accaparrarsi i prodotti del lavoro di altri. Abbiamoavvertito la polizia perché vigili più attentamente.
Una novità è il fatto che parlando con il Prefetto dell’Istituto Tecnico Agricolo si è concretizzata la possibilità di fertilizzare gli orti delle donne vulnerabili con il letame prodotto dalla fattoria didattica MUNDITA dell’ITA di Mweso. Questa attività si svilupperà nel 2014 perché bisognerà organizzare il trasporto, tenuto conto della distanza tra il sito del progetto e la fattoria didattica (2 Km).
Altre attività di CADEP:
– Il progetto per l’elettrificazione del villaggio di Mweso continua malgrado qualche difficoltà di tipo tecnico. Il mese di gennaio comincia con l’avvio dei lavori di muratura e l’ordinativo di un altro macchinario necessario.
– Mweso sta vivendo anche la sperimentazione di un nuovo progetto: il progetto della radio comunitaria chiamata “Radio Mwangaza”. Questa piccola radio artigianale locale sta avendo successo e ci sta aiutando a formare e a informare i cittadini. Malauguratamente non ha ancora una grande portata malgrado le nostre sollecitazione alla popolazione per favorirci di mezzi finanziari per poter comprare un trasmettitore più potente e degli altri accessori necessari. Siamo alla ricerca di partner per migliorare questo progetto di comunicazione di massa per i contadini del nostro territorio.
2.1.Sicurezza nella regione di Mweso
Mweso vive una situazione di incertezza perché a seguito della vittoria delle forze armate congolesi su i ribelli dell’M23, è stata annunciata la seconda tappa del cammino delle FDLR. Nell’attesa, i gruppi armati locali si sono recati nel centro d’integrazione di Bweremana. Bisogna ricordare che non tutti i guerriglieri sono andati via. Infatti, alcuni di loro si sono messi insieme e spesso di notte seminano il terrore nei villaggi. Le popolazioni aspettano tuttora con impazienza il dispiegamento delle truppe governative per individuare e arrestare i miliziani restanti.
Non si comprende esattamente la situazione, tutti si fanno la domanda circa la procedura delle operazioni di disarmo delle FDLR. Infatti, le FDLR non sono truppe organizzate e circoscritte in zone precise come era il caso delle truppe dell’M23. Inoltre, questi miliziani delle FDLR sono di etnia hutu come la maggioranza delle popolazioni autoctone dei territori di Masisi, Rutshuri, Sud di Lubero e Nord di Walikale, c’è il rischio di fare confusione nelle operazioni di disarmo.
2.2. Sicurezza nella regione di Goma
Nella regione di Goma c’è il totale disorientamento a seguito dell’assassinio del Colonnello NDALA, soprannominato MAMADOU, comandante delle operazioni contro l’M23. Bisogna segnalare che questo colonnello ha lasciato un buonissimo ricordo nella popolazione di Goma per il suo coraggio e la sua efficacia nelle operazioni di individuazione degli elementi dell’M23. Il Colonnello è morto a seguito di un’imboscata a Beni il 2 gennaio 2014. Bisogna notare che a tutt’oggi è difficile identificare chi ha commesso questo ignobile atto giacché nella regione di Beni c’è un affollamento di diversi gruppi armati tra cui il gruppo ugandese delle ADF-Nalu. Comunque, sono alcuni mesi che, dopo la guerra contro l’M23, il comandante di un settore delle FARDC, un tutsi, ha disertato la sua importante posizione con munizioni e alcuni uomini delle truppe.
Ad ogni modo la popolazione del Nord Kivu piange colui che ha già soprannominato l’eroe patriota, il Colonnello MAMADOU NDALA. Egli ha lasciato una vedova e un figlio di 8 mesi.
Su tutta la repubblica, c’è anche la psicosi attorno ai disordini avvenuti simultaneamente a Kinshasa, Lubumbashi e Kindu. Secondo i media locali questi attacchi hanno avuto un bilancio di 103 morti. E’ stato riportato che tra gli adepti del profeta Joseph MUKUNGUBILA e le FARDC ci sono stati scontri. Non sappiamo con precisione le esatte motivazioni di questi scontri, ma è confermato che questo pastore Joseph MUKUNGUBILA è katanghese come il capo dello Stato ed è stato un candidato alle presidenziali del 2006. Si tratta di un regolamentodi conti politico? Difficile in effetti stabilirne il collegamento. Nell’attesa le popolazioni temono la recrudescenza delle violenze proprio quando la vittoria delle truppe governative, affiancate dalla brigata della MONUSCO, sull’M23 aveva tirato su il morale dei congolesi e particolarmente delle popolazioni del Nord Kivu.
Possiamo concludere dunque che l’anno inizia in un clima d’incerta sicurezza.
Autore: Vito Conteduca - 7/1/2014
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