Il Blog di Schola Mundi

Schola News: Il Nord Kivu, Provincia di confine della Rep.Dem. del Congo

 Congo Attualità n° 83                            20 ottobre 2008                                 News RDC

 EDITORIALE
In queste ultime settimane, la guerra del Kivu è stata caratterizzata, oltre che dall’intensificazione dei combattimenti tra le Forze Armate della Repubblica Democratica del Congo (Fardc) e le milizie del Congresso Nazionale per la Difesa del Popolo (Cndp), guidato dall’ex generale tutsi Laurent Nkunda, da altri due avvenimenti importanti: un cambiamento negli orientamenti del Cndp, che si presenta ormai come Movimento per la Liberazione Totale del Congo (Mltc) e la presentazione, da parte delle Fardc, di alcune prove sulla presenza di truppe dell’esercito rwandese nel Kivu, in appoggio alle milizie del Cndp.

Un cambiamento nelle orientazioni politiche del Cndp

Come mai Nkunda ha richiesto un cambiamento nelle orientazioni del suo movimento? Vuol trattare col governo come CNDP o come MLTC?

L’obiettivo fondamentale di questo cambiamento nelle orientazioni politiche del Cndp è quello di offrire all’opinione pubblica nazionale e internazionale una immagine positiva e democratica del movimento per camuffare, ancora una volta, il progetto di destabilizzazione e di balkanizzazione del Paese. Cercando l’adesione dell’opposizione politica e cavalcando il malcontento sociale, il Cndp cerca di uscire dall’isolamento in cui si trova a livello nazionale e di accattivarsi la benevolenza di una Comunità Internazionale che forse, almeno ufficialmente, lo sta finalmente mettendo alle strette.

Il progetto di Laurent Nkunda

Finora Nkunda giustificava la sua lotta armata affermando di averla intrapresa per la difesa dei suoi fratelli di etnia, i Tutsi, ma ora non riesce più a nascondere ciò che probabilmente può essere il suo piano originario. Nkunda usa la guerra nel Kivu per costringere il governo congolese ad accettare delle negoziazioni dirette con il suo movimento armato, il Cndp.

 Ci si potrebbe chiedere quali possono essere le questioni e le rivendicazioni che il Cndp porrebbe al centro di questi negoziati. 

  1. Egli potrebbe esigere una nuova modalità di integrazione delle sue milizie nell’esercito nazionale, dato che nel passato aveva già rifiutato quella del brassage, secondo la quale i suoi uomini potrebbero essere inviati in qualsiasi regione del territorio nazionale e dato che quella del mixage è fallita, in quanto le milizie di Nkunda, rimanendo sul territorio, continuavano a prendere ordini da lui stesso e operavano in modo parallelo a quello delle truppe regolari.
    Considerata la tendenza filo rwandese di Nkunda e la pubblicazione di prove che sembrano attestare già la presenza di militari rwandesi nel Kivu in appoggio al Cndp, questa nuova modalità potrebbe permettere a Nkunda e al suo movimento di infiltrare nell’esercito nazionale interi battaglioni a lui fedeli e dei militari provenienti dall’esercito nazionale rwandese. Sarebbe un ulteriore passo verso l’occupazione militare del Kivu da parte del Rwanda vicino.
     
  1. Attraverso questi negoziati, Nkunda potrebbe esigere dal governo congolese il riconoscimento delle istituzioni e autorità amministrative a lui fedeli che sta già imponendo nei due territori del Nord-Kivusotto suo controllo, il Masisi e il Rutchuru. In varie località, infatti, il Cndp ha già istituito un’amministrazione parallela a quella dello Stato, con un corpo di polizia propria, la riscossione di tasse e imposte, una bandiera propria, … Questa nuova struttura politica potrebbe così garantirgli l’egemonia sul commercio illegale delle risorse minerarie del Kivu e il totale controllo politico sul Nord-Kivu, come preludio alla creazione di un nuovo stato indipendente. 
  1. Un’altra rivendicazione politica potrebbe avere una dimensione nazionale.
    Il movimento armato da cui Nkunda proviene, trasformatosi successivamente in partito politico, il Raggruppamento Congolese per la Democrazia (Rcd), era entrato a far parte del governo di transizione, ma avendo ottenuto pochissimi voti nelle elezioni presidenziali e politiche del 2006, molti suoi membri hanno dovuto abbandonare i posti di potere che occupavano durante la transizione. Attraverso delle trattative, Nkunda penserebbe di  ridare qualche posto importante a certe personalità politiche del Rcd, rimaste “disoccupate”.
     
  1. Ciò che Nkunda potrebbe esigere nei negoziati, con la forza delle armi se necessario, potrebbe permettere ai suoi alleati, interni ed esterni, di impossessarsi del potere a Kinshasa, come è successo in passato con l’Alleanza delle Forze Democratiche per la Liberazione (Afdl) e con il Raggruppamento Congolese per la Democrazia (Rcd), due movimenti ribelli filo rwandesi alla base di due guerre successive, quelle del 1996-1997 e del 1998-2003. Egli sembra dimenticare che in democrazia si accede al potere solo attraverso le urne e non con la forza delle armi. 
  1. Il vero progetto di Nkunda potrebbe dunque essere quello della destabilizzazione dell’intero Paese attraverso la guerra, con tutte le sue conseguenze: 1.200.000 sfollati nel Kivu, costretti a vivere nelle condizioni più miserabili in sovraffollati campi di accoglienza, o ospiti di parenti e famiglie private, o esposti alle intemperie, nella scarsità più assoluta di cibo, di acqua potabile e di medicinali, lontano dalle loro case, dai loro villaggi e dai loro campi e sotto la minaccia continua di stupri e arruolamenti forzati. Il piano di Nkunda potrebbe essere quello di indebolire e stremare le varie popolazioni del Kivu, per metterle nelle condizioni di accettare la creazione di un nuovo Stato (una eventuale Repubblica dei Vulcani, una Repubblica dei Virunga, una Repubblica di …) sotto l’egemonia del Rwanda e alle sue dipendenze. E’ anche il sogno tanto accarezzato e patrocinato da Paul Kagame, attuale Presidente della Repubblica del Ruanda. 

La mutazione di strategia di Laurent Nkunda

Laurent Nkunda ha annunciato la mutazione del suo movimento, il Cndp, in un movimento denominato “Movimento per la liberazione totale del Congo”. Per lui, è un modo di mettere la croce sul programma Amani. Crede che col suo nuovo movimento, potrà esigere e ottenere dei negoziati diretti col governo. Questo nuovo movimento fa di Nkundabatware non più un difensore della causa rwandofona, ma un “liberatore” del Congo. Bisogna essere davvero distratti per non notare che Nkundabatware si inserisce oramai nella logica di certi partiti politici di Kinshasa che avevano chiesto all’ex generale di uscire dal quadro ristretto della difesa dei rwandofoni e di “nazionalizzare” la sua lotta. È chiaro che Nkundabatware non è solo. È solamente il braccio armato di certi strateghi che hanno interesse a che l’autorità dello stato non sia per nulla stabilita sulla parte est della Rdcongo, a causa di certi obiettivi economici e politici. Ci si può quindi aspettare che certe personalità politiche deluse dalle elezioni si appoggino su questo capo di guerra per ottenere un loro posto in seno alle istituzioni dello Stato. 

 

 L’implicazione del Rwanda

Il Ruanda è un Paese piccolo, con poche risorse, ma con un altissimo tasso di densità di popolazione. Se attualmente conosce un alto livello di sviluppo economico è grazie agli ingenti aiuti provenienti dalla Comunità Internazionale, schiava di un complesso di colpa e prigioniera di ricatti per non avere impedito il genocidio del 1994, e grazie anche al commercio illegale delle risorse minerarie del Kivu che, prima di arrivare sui mercati occidentali, transitano per il Ruanda, come comprovato dai vari rapporti dell’Onu e di molte Ong.

 Paul Kagame sa bene che prima o poi gli aiuti internazionali verranno meno e, da buon stratega, tenta di mantenere il controllo sullo sfruttamento illegale dei minerali del Kivu, soprattutto del coltan, del nobium, della cassiterite e dell’oro, mediante la guerra di Nkunda che egli appoggia, fornendo militari e materiale bellico.

Inoltre, avendo il Ruanda un serio problema di alta densità di popolazione, Paul Kagame intende assicurarsi a tutti i costi il controllo del ricco Kivu, come territorio su cui versare il “surplus” della popolazione ruandese, dopo aver annientato le popolazioni congolesi locali e, soprattutto, gli Hutu (ruandesi e congolesi) da lui globalmente considerati come nemici e genocidari. La verità potrebbe essere che Kagame ha bisogno di un ricco Kivu spopolato, per sfruttarne le risorse minerarie ed occuparne i vasti terreni destinati a pascoli. Per arrivarci, Kagame sta appoggiando la guerra di Nkunda come un lento e strisciante nuovo genocidio rivolto contro le popolazioni congolesi e i rifugiati hutu rwandesi. Se la guerra di Nkunda finisse, svanirebbero anche questi sogni di Paul Kagame.

I problemi del Ruanda non possono continuare a cercare soluzione portando violenza in Congo. In un contesto di rapporti giusti, lo scambio tra le popolazioni potrà continuare, come vi fu nel passato. Ma questo non si può fare esportando guerra e morte e saccheggiando risorse altrui! Gli Hutu ruandesi nell’Est del Congo sono per la maggior parte un popolo di bambini, giovani, donne e uomini reduci da grandi sofferenze e non “genocidari” come certi vorrebbero far credere.

Da anni chiedono un vero dialogo politico con le forze al potere in Ruanda in vista di un rientro dignitoso, ma stentano a trovare chi sostenga la loro richiesta. Eppure la via della pace passa da lì.

Se la Comunità Internazionale, il Consiglio di Sicurezza dell’Onu, l’UE, l’UA, gli USA, il Programma Amani(=Pace), il Protocollo di Nairobi e i governi congolese e ruandese sono disposti ad affrontare queste questioni fondamentali con il coraggio della verità, la forza dell’onestà e la volontà di giustizia, allora la Pace potrà ritornare a sorridere anche nel Kivu. Altrimenti, sarebbe molto difficile giustificare la Missione dell’Onu in Congo (Monuc), con i suoi circa 17.000 agenti, fra militari e civili e i mezzi di cui dispone.

 

 La Società Civile reagisce

Il 29 settembre, Amnesty International, l’organizzazione di difesa dei diritti dell’uomo con sede a Londra, denuncia l’intensificazione dell’arruolamento forzato di minori e la recrudescenza degli stupri sulle donne da parte dei gruppi armati. Circa il 50% degli ex bambini soldato sono stati di nuovo reclutati tra gennaio e maggio 2008, dai gruppi armati nel Nord e Sud-Kivu. Nella provincia del Nord-Kivu, per due bambini liberati dal giogo dei gruppi armati, altri cinque sono sequestrati e forzati a diventare dei bambini soldato. “È precisamente la loro esperienza passata nei gruppi armati che fa di questi ragazzi delle reclute valide e li espone ancor più”, spiega Andrew Philip, specialista della RDCongo per Amnesty. “La situazione dei diritti dell’uomo nel Nord-Kivu è deplorevole”, denuncia Andrew Philip. “I gruppi armati e le forze governative continuano a violare delle donne e delle ragazze… Addirittura dei bambini e delle donne anziane figurano tra le vittime. Alcune di loro sono state vittime di uno stupro collettivo. Più tragico ancora è che questi stupri sono commessi spesso in pubblico, davanti agli altri membri della famiglia, fra cui i bambini”, aggiunge.

Delle cifre dell’ONU del mese di dicembre 2007, citate da Amnesty, relatano di circa 350 casi di stupro al mese registrati nel solo Nord-Kivu. 

Il 29 settembre, più di una ventina di donne del Collettivo delle associazioni femminili per lo sviluppo (Caded), hanno manifestato davanti all’entrata dell’ufficio della Monuc a Goma, per richiedere una maggiore implicazione della Monuc nella ricerca della pace e nella risoluzione della crisi attuale nell’est della RDCongo. Tutte a piedi nudi, molte vestite in nero, con dei cartelli su cui si poteva leggere: “Chiediamo la pace… siamo stanche della guerra…  vogliamo consumare i prodotti dei nostri propri campi”.

Il 30 settembre, circa duecento donne della città di Buta, situata a 324 chilometri a nord di Kisangani, hanno manifestato per due ore nelle vie della città, contro la guerra che imperversa attualmente nel Nord-Kivu. Questa manifestazione aveva per obiettivo quello  di esprimere la solidarietà delle donne di Buta con le donne e i bambini del nord e sud-Kivu che soffrono a causa della guerra. Migliaia di persone hanno manifestato anche nelle vie di Lubumbashi per protestare contro la ripresa delle ostilità nel Kivu. 

Il 1° ottobre, una giornata “città morta” è stata osservata nella città di Goma, nel Nord-Kivu. Tutte le attività commerciali sono state paralizzate sin dal mattino. Le scuole, anche quelle private, non hanno aperto le porte e si è constatato anche una minore circolazione delle auto. Nel medesimo giorno,  sono state organizzate delle marce anche a Bukavu, nel Sud-Kivu, e a Kindu, nel Maniema. Nei tre casi, gli organizzatori delle manifestazioni hanno voluto esprimere il loro sostegno al programma Amani e al piano di disimpegno delle truppe e denunciare la ripresa delle ostilità nel Nord-Kivu da parte del CNDP che ha interrotto, da circa tre mesi, la sua partecipazione al programma Amani.

Il 13 ottobre, la Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (Cenco) ha pubblicato una dichiarazione dal titolo: “Ancora il sangue degli innocenti in RDCongo“. Con questa dichiarazione i Vescovi intendono reagire alla ripresa delle ostilità nel Kivu, nella parte orientale della RDCongo.  “Un vero dramma umanitario si sta svolgendo sotto i nostri occhi e non può lasciarci nell’indifferenza”, afferma la Cenco che si chiede: “fino a quando la nostra terra dovrà continuare ad abbeverarsi del sangue dei suoi figli e figlie”?. La Cenco condanna la ripresa delle ostilità, nonostante i progressi realizzati con la firma dell’atto di impegno di Goma. I Vescovi temono che queste guerre a ripetizione nell’est del paese diventino un paravento per coprire il saccheggio delle risorse naturali e un modo di concretizzare il piano di balcanizzazione del paese attraverso la creazione di ”Stati nani”, perché “si combatte precisamente là dove ci sono delle ricchezze che si sta sfruttando e che si vorrebbe continuare a sfruttare illegalmente”. Ancora una volta, la Cenco ricorda che “l’integrità territoriale, l’intangibilità delle frontiere e l’unità nazionale della RDCongo restano non negoziabili”.

 NB: Per consultare qualche foto di alcuni elementi di prova, fare clic su:
http://www.provincenordkivu.org/rdf_rumangabo.html

http://www.digitalcongo.net/article/54153

Autore: Vito Conteduca - 20/10/2008



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