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1. Introduzione
Il progetto per lo sviluppo della orticoltura in favore delle donne vulnerabili di Mweso è un progetto pilota realizzato sul territorio dalla Ong CADEP di Mweso con il finanziamento, la progettazione e la programmazione della strategia gestionale della Associazione italiana Schola Mundi onlus.
Il progetto è stato realizzato a Milihu, periferia della città rurale di Mweso nel territorio del Masisi. Il progetto riguarda 87 donne vulnerabili, nella maggioranza vedove, donne capofamiglia, ragazze-madri, donne che vivono da sole e mogli di combattenti o militari. La gran parte delle donne vivono nei campi profughi sfuggite ai combattimenti che si sono moltiplicati nel territorio del Masisi da più di 20 anni.
2. Motivazioni all’origine del Progetto per lo sviluppo dell’orticoltura in favore delle donne vulnerabili di Mweso
La località di Mweso è una zona di lunga tradizione agricola. Le popolazioni vivono esclusivamente di agricoltura. I prodotti agricoli di base coltivati sono: fagioli, mais, arachidi, banane, sorgo, manioca e patate dolci. Nelle terre umide acquitrinose si coltivano diversi ortaggi (cavoli, melanzane, carote, porri) e il taro.
Dal 1994 ad oggi, la località di Mweso è stata teatro di molte guerre civili che hanno coinvolto i paesi confinanti ad est con la Repubblica Democratica del Congo, come il Ruanda e l’Uganda. Queste guerre continue hanno causato massicci spostamenti di profughi che fuggivano dai combattimenti armati.
Così che attualmente a Mweso è presente un campo profughi con 3.756 famiglie per un totale di circa 20.000 persone. Queste vivono in piccole capanne e difficilmente ricevono gli aiuti alimentari. Gli aiuti alimentari distribuiti dal programma alimentare mondiale arrivano con il contagocce.
Foto1 e 2: Condizioni delle donne nel campo profughi di Mweso
utti i profughi, sia maschi che femmine, lavorano la terra, così il nostro progetto ha cercato di fornire un’alternativa all’insufficienza di prodotti alimentari a disposizione delle famiglie di profughi programmando un’attività di formazione tecnico-agricola delle donne vulnerabili che vivono nel campo per la produzione di ortaggi e legumi per la propria sussistenza.
L’attività agricola avviata, quindi, dovrà permettere alle donne di diversi gruppi etnici, spesso in conflitto tra di loro, di confrontarsi, dialogare e dar vita a una comunanza di valori che sono la base della pace e della convivenza pacifica (tolleranza, rispetto reciproco, solidarietà, mutuo soccorso, condivisione di informazioni e di idee per il bene comune …)
3. Obiettivi del Progetto
L’obiettivo generale del nostro Progetto è quello di contribuire all’incremento e alla diversificazione dei prodotti alimentari in favore delle donne vulnerabili di Mweso.
Gli obiettivi specifici sono:
1. Avviare le donne vulnerabili all’orticoltura
2. Formare le assegnatarie degli Orti sull’uso delle tecniche agricole più produttive
3. Offrire uno spazio di dialogo sociale alle donne di Mweso per la costruzione della pace e di uno sviluppo sostenibile
4. Creare un’attività lavorativa idonea alle consuete attività delle donne profughe
4. Evoluzione del Progetto e risultati intermedi ottenuti
A tutt’oggi, abbiamo già realizzato 6 stagioni agricole
Annotazioni:
Tutte le produzioni già realizzate hanno portato notevole beneficio considerato che la popolazione di Mweso ha smesso di aumentare a causa della costante insicurezza nei villaggi della periferia del territorio di Mweso.
I prodotti agricoli raccolti sono spesso venduti per risolvere i problemi sociali non alimentari (per gli abiti, le cure sanitarie, la scolarizzazione dei bambini, gli avvenimenti sociali come battesimi, feste …)
5. Situazione attuale del Progetto
La stagione attuale è cominciata dal mese di settembre. La stagione è stata perturbata dalle inondazioni relative allo straripamento del fiume Mweso. La prima semina è stata distrutta dall’acqua. Abbiamo dovuto attendere che il livello dell’acqua si abbassasse e il campo si asciugasse per riprendere la semina. Per la prossima stagione, dovremo fare un bel canale e una diga di pietre per fermare le inondazioni.
Adesso le piante hanno raggiunto diversi stadi di crescita secondo le capacità lavorative di ciascuna assegnataria. Il giorno che c’è stata la visita agli orti, non era giorno di lavoro per la comunità. Solo 6 donne erano presenti.
Dopo la stagione di Settembre 2014, abbiamo cambiato l’agronomo responsabile degli Orti. Ora è una donna: Yvettes NSENGIMANA.
6. Conclusioni
Il nostro progetto è sempre apprezzato dalle donne. Lo hanno ancora una volta espresso durante il corso di formazione sulla pianificazione delle risorse familiari organizzato il mese scorso al centro Mama Adriana della CADEP.
Tuttavia, le assegnatarie hanno constatato che i loro Orti non producono più tanto. Abbiamo capito che i campi vengono sfruttati in maniera intensiva da più di tre anni e la quantità di minerali necessaria nel terreno è sensibilmente diminuita.
Per migliorare la capacità di produzione dei nostri orti, bisogna impiegare una buona quantità di concime organico. Anche volendo non potremmo permetterci di acquistare fertilizzante chimico, ma soprattutto perché l’uso del fertilizzante chimico non è nel nostro programma che promuove invece l’agricoltura biologica e compatibile.
Per questo motivo abbiamo invitato il Preside dell’Istituto Tecnico Agricolo, nostro partner, a consorziare con le assegnatarie degli Orti i fertilizzanti organici prodotti dalla Fattoria Mundita, finanziata anch’essa da Schola Mundi. Il Preside ha messo a disposizione una grossa quantità di compostaggio, ma ci manca ancora la possibilità economica di affittare un camion per trasportarlo ai campi degli Orti che è a 4 Km dalla Fattoria, e sarebbe troppo faticoso per le donne trasportare il concime lungo tutta quella strada.
Per quanto riguarda la situazione della sicurezza, tutto è calmo per il momento. Le attività della popolazione vanno avanti in pace. Ci avviciniamo alle feste con serenità e con la speranza di trascorrerle in completa tranquillità così come da altre parti.
La sola grande preoccupazione riguarda le promesse dell’ONU e delle truppe governative del FDLR (Forze Democratiche per la Liberazione Ruandesi – di etnia Hutu) che se non dovessero disarmare entro il 2 gennaio 2015 farebbero veramente paura. Se dovesse essere così, temiamo una enorme perdita di vite umane nella nostra zona per le azioni dei miliziani del FDLR di origine bantù che si sono nascosti tra la popolazione autoctona del Nord Kivu e mescolati con gli hutu dei territori del Masisi e del Rutshuru.
Mweso, 18 dicembre 2014
Mujogo Kanyamuhanda Viateur
Coordinatore esecutivo dell’associazione Ong CADEP
Autore: Vito Conteduca - 23/12/2014
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