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Schola News: Perché ci riguardano le elezioni nella REPUBBLICA DEMOCRATICA del CONGO

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Foto: John Wessels - AFP / plus.lesoir.be

Rd Congo
Paese dell’Africa centrale con una superficie quasi 8 volte l’Italia e oltre 80 milioni di abitanti (che saranno 197 milioni nel 2050, secondo le valutazioni di una ricerca delle Nazioni Unite). Sono 40 milioni i congolesi iscritti nelle liste elettorali e dunque con diritto di voto. I candidati alla carica di presidente sono 21; se nessuno avrà la maggioranza assoluta al primo turno, è previsto un turno di ballottaggio che mette di fronte i due candidati che hanno ottenuto il maggior numero di consensi.

GIOVEDÌ 25 OTTOBRE 2018
EDITORIALE - NOVEMBRE 2018

PERCHÉ CI RIGUARDANO LE ELEZIONI IN RD CONGO

23 dicembre 2018. Segnatevi questa data perché può risultare assai utile, se le si dedica un po’ di tempo, per dare una qualche risposta alle domande che spesso ci facciamo sull’instabilità, sul mancato sviluppo, sulle spinte migratorie di questo o quel paese africano.

Quella domenica di dicembre, i cittadini della Repubblica democratica del Congo sono chiamati a esprimersi alle elezioni presidenziali, legislative nazionali e legislative delle 26 province. Un voto che si sarebbe dovuto tenere due anni fa, ma che è stato di continuo rinviato dal presidente in carica, Joseph Kabila, il quale le ha tentate tutte per provare a ricandidarsi per la terza volta, anche se la Costituzione lo vieta, e che alla fine ha individuato un fedelissimo prestanome da gettare nella competizione.23 dicembre 2018. Segnatevi questa data perché può risultare assai utile, se le si dedica un po’ di tempo, per dare una qualche risposta alle domande che spesso ci facciamo sull’instabilità, sul mancato sviluppo, sulle spinte migratorie di questo o quel paese africano.

Le urne diranno se l’Rd Congo è in grado di chiudere definitivamente la pagina di un regime che dura da 17 anni e che ha mostrato queste attitudini: si è preoccupato di “governare” solo nell’interesse di pochi, si è dimenticato di intere aree della nazione, ha ignorato i tanti congolesi in difficoltà, ha risposto con la violenza alle richieste delle frastagliate opposizioni e della società civile, composta anche di tante realtà cristiane e sostenuta dalla Conferenza episcopale.

Soprattutto, si tratta di vedere se il voto indicherà figure e programmi finalmente in controtendenza rispetto a quanto è accaduto in 60 anni di indipendenza dal Belgio. Perché la vera svolta è quella di dotarsi di una classe politica che davvero sappia misurarsi con i problemi interni (pacificazione, funzionamento delle istituzioni, direzione da imprimere allo sviluppo, infrastrutture, lavoro) e interloquire alla pari con le altre nazioni della regione.

Ma lo scenario potrebbe assumere anche tinte fosche. Negli ultimi due anni il clima sociale e politico non è stato dei migliori e la vigilia elettorale è carica di tensioni e di preoccupazioni. Se i contrasti dovessero condurre a un’implosione del voto, potrebbe aprirsi un’altra fase di forte instabilità che avrebbe ripercussioni anche all’esterno, in particolare nella regione dei Grandi Laghi e segnatamente in Uganda, Rwanda e Burundi. Kampala e Kigali esercitano da sempre una certa pressione sulle ricche aree orientali dell’Rd Congo e se Kinshasa dovesse indebolirsi ulteriormente o diventare fonte di pericolo, c’è da scommettere che si farebbero sentire - e hanno la forza militare per farlo.

Dunque, tornando alla nostra data, si tratta di tenere gli occhi aperti per capire quello che sta accadendo in quest’area del mondo. Un esercizio che si può chiamare “prendersi cura della propria informazione” e che è consigliabile per tre ragioni: affina la nostra cittadinanza globale, ostacola il parlare a vanvera di Africa, riconosce a un paese africano la sua soggettività e il suo ruolo nella cronaca e nella storia.

 

Autore: Vito Conteduca - 24/11/2018



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