Giovedì 18 dicembre 2015
Le Nazioni Unite definiscono migrante “qualsiasi persona che vive in via temporanea o permanente in un paese dove non è nato e con il quale ha sviluppato dei legami sociali rilevanti”. Sotto questa definizione sono racchiuse diverse sottocategorie –i rifugiati, i richiedenti asilo, gli irregolari o le vittime di tratta –tutte caratterizzate da condizione di vulnerabilità, derivate dalla lontananza dal proprio paese di origine, dalle difficoltà economiche in cui versano, ma soprattutto dalle barriere linguistiche e culturali che incontrano giungendo in un nuovo paese.
Le migrazioni interessano migliaia di persone che sono costrette a spostarsi da un paese ad un altro, individui e comunità che devono affrontare la medesima condizione di vulnerabilità, la lontananza dal proprio paese, le difficoltà economiche, ma soprattutto le barriere linguistiche e culturali.
Le migrazioni di dimensioni bibliche a cui stiamo assistendo in questi anni di guerre e di regimi dittatoriali che limitano le libertà democratiche, in paesi a noi vicini del Medio Oriente e dell’Africa, ci impongono una certa urgenza nella riflessione di questo problema che ci coinvolge direttamente.
Il 18 dicembre è stato proclamato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite Giornata Internazionale del Migrante. In questo anno scolastico 2015/16, per la seconda volta, per questa celebrazione, Schola Mundi ha riproposto agli studenti del Liceo di raccogliere testimonianze di migrazioni all’interno delle proprie famiglie, tra i genitori, i nonni e, quando ci sono, anche tra i bisnonni. Grazie all’impegno di alcuni docenti che hanno coinvolto le proprie classi, in questo secondo anno le adesioni al progetto sono state più numerose.
Durante la celebrazione della Giornata, dopo aver assistito alla proiezione del film Welcome del regista Philippe Lioret, gli alunni delle classi presenti nell’Aditorium hanno ascoltato dalle voci delle studentesse e degli studenti la lettura dei racconti raccolti in famiglia e le testimonianze dirette di migranti, ospiti dell’evento. Tra questi ricordiamo Amor Amar, autore del libro “Stronzo nero”, che ha riportato l’esempio di una felice integrazione nella nostra città, e le ispirate parole di Badarà Seck, griot, custode e narratore dell’anima africana del Senegal, grande amico di Schola Mundi onlus e del Liceo.
Il progetto “Migrazioni in Famiglia” si è concluso con la redazione del Quaderno n. 2 nel quale si riportano integralmente tutte le testimonianze raccolte dalle alunne e dagli alunni del Liceo.
Schola Mundi onlus
Presidente
Vito Conteduca
In Italia dalla Romania
Il tema dell'immigrazione è uno dei più ricorrenti nelle società di tutte le epoche. Le cause che spingono ad allontanarsi dal paese d'origine sono diverse, ma rappresentano una costante in qualsivoglia tempo: la ricerca di un nuovo lavoro, che possa garantire un tenore di vita migliore, la guerra, la fame, i disastri naturali. Insomma, ogni uomo guarda a un futuro migliore e alla possibilità di ricominciare proprio dal punto in cui il suo paese ha smesso di crescere, dal momento esatto in cui il suo processo di miglioramento economico si è interrotto o dove la guerra è diventata un terribile incubo.
Dopo la caduta del regime dittatoriale di Ceaucescu nel 1989 e successivamente con la rivoluzione in Romania, sono state chiuse molte fabbriche presso le quali gran parte della popolazione era impiegata. La mancanza di un posto di lavoro, di prospettive e la crisi morale provocata in seguito alla rivoluzione ha spinto molti ad emigrare e cercare la propria fortuna altrove.
I miei genitori sono emigrati nel 2004 in Italia, mossi dalla ricerca di una vita migliore dal punto di vista economico. Sono partiti da un piccolo paese che si trova a nord della Romania pieni di speranze e progetti.
Il viaggio in pullman è durato circa 2 giorni, in seguito sono arrivati a Roma dove hanno trovato un umile impiego. Come si può immaginare, l'allontanamento dalla propria famiglia, dalle tradizioni, dalla vecchia casa e il rapportarsi con una nuova cultura hanno rappresentato le principali preoccupazioni. Hanno dovuto lottare per demolire quei pregiudizi legati al migrante, al diverso e giorno dopo giorno creare un rapporto di fiducia con il proprio datore di lavoro.
La lingua ha rappresentato lo scoglio più grande anche se, mi racconta mia madre, le persone presso cui ha lavorato sono state comprensive. Cambiare il proprio stile di vita non è stato necessariamente un male, al contrario adattare la cultura, la religione e la propria vita ad un altro contesto, diventa una virtù. La mente si amplia e cresce una visone del mondo che non si limita solo al paese di provenienza. Tuttavia, il senso di smarrimento è talmente grande che in testa si ha un complicato labirinto. La nostalgia ti consuma e la paura è sempre lì con te, ma non per questo si deve demordere, bisogna farsi forza e chiudere gli occhi davanti a sguardi furtivi che ti guardano come un alieno, chiudere gli occhi davanti ai pregiudizi culturali e religiosi, chiudere gli occhi e sperare che qualcosa cambi per te e per la tua famiglia.
Autore: Vito Conteduca - 10/12/2015
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